Lo scenario macroeconomico: informazioni necessarie, anche per chi vuole esportare

Conoscere la congiuntura aiuta a orientarsi sul fronte dell’internazionalizzazione

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Metodologia 2. Analisi Business Internazionale

Tra le tante informazioni che possono contribuire alla pianificazione strategica per l’export, risulta utile anche tracciare un quadro della situazione macroeconomica su scala internazionale. Trattasi infatti di numeri chiave che possono supportare la scelta dei mercati target, dei tempi dell’ingresso e delle relative modalità.

È questo il momento migliore per provare ad entrare nel nuovo mercato? È meglio adottare una strategia aggressiva, investendo nella promozione del mio prodotto e prendendo carico della vendita diretta, o limitarsi inizialmente ad un distributore locale? Per l’esperto, interno o esterno all’azienda, che si occupa di rispondere a queste domande, un chiaro quadro economico può supportare tali scelte.

Rallenta il ciclo mondiale...

Nell’attuale momento storico, lo scenario economico mostra particolari elementi di difficoltà di cui tenere conto. Emerge ormai con chiarezza come sia in atto un rallentamento del ciclo mondiale, in un quadro di politiche monetarie restrittive ormai generalmente adottate per frenare la fiammata inflazionistica. La Federal Reserve americana, che tiene le redini di questo percorso, continua il rialzo dei tassi cominciato la scorsa primavera: nella riunione di fine settembre ha dichiarato un nuovo aumento, arrivando alla soglia del 3-3.25%, con l’obiettivo primario di salvaguardare la stabilità dei prezzi.

Segue ormai la stessa linea anche la BCE, benchè abbia avviato questo percorso con qualche mese di ritardo rispetto alla controparte americana: dopo il primo rialzo di luglio, a metà settembre la Banca Centrale Europea ha aumentato i tassi di 75 punti base. In una recente audizione alla commissione economica del Parlamento Europeo, la presidente della BCE Lagarde ha dichiarato che le prospettive per l’eurozona sono sempre più oscure, e crescono al contempo le aspettative di recessione. L’istituto centrale europeo prevede quindi di proseguire con l’incremento dei tassi di interesse, per scongiurare un aumento persistente delle aspettative di inflazione – inflazione che emerge dal mix di due eventi senza precedenti: la pandemia e lo shock energetico.



...e peggiora il sentiment delle imprese

Il peggioramento dello scenario economico per l’area euro emerge, ad esempio, dal PMI (Purchasing Managers Index), indice realizzato sulla base di rapporti e sondaggi raccolti dalle aziende private del settore manifatturiero per comprendere il sentiment del mercato. Il Composite PMI per l’eurozona del mese di settembre segna il valore di 48.2, al di sotto della soglia di neutralità pari a 50 per il terzo mese consecutivo, e il più basso degli ultimi 20 mesi. In peggioramento le performance tanto nel settore manifatturiero che in quello dei servizi, con una domanda in diminuzione in entrambi i settori a causa dell'aumento del costo della vita e della crescente incertezza sulle prospettive future.

Il settore manifatturiero, in particolare, risulta maggiormente colpito: le difficoltà della catena di approvvigionamento, nonchè il rallentamento della domanda mondiale, esercitano infatti un inevitabile impatto negativo sulla produzione. A loro volta, anche i costi dell’energia in crescita aumentano la pressione sulle imprese. I dati mensili sulla produzione industriale dell’eurozona cominciano a manifestare questo trend di rallentamento: gli ultimi dati Eurostat, disponibili per il mese di luglio 2022, segnalano infatti una contrazione superiore al 2%, tanto su base conginturale che su base tendenziale.

Secondo gli analisti, la terza contrazione consecutiva per il PMI dell’eurozona nel mese di settembre suggerisce che il III trimestre potrebbe mostrare una performance più debole per l’attività economica, segnando un cambio di rotta dopo il forte rimbalzo post pandemico e la buona performance della stagione turistica.

E il commercio internazionale?

In questo contesto, anche l’export UE comincia a mostrare segnali di frenata. Guardando ai dati ad oggi disponibili (fonte: ExportPlanning), vediamo come i valori degli scambi a prezzi correnti abbiano rallentato il loro ritmo di crescita nel II trimestre 2022, segnando un incremento congiunturale quasi nullo, rispetto al più significativo incremento del 4% registrato nel trimestre precedente. L’export misurato a prezzi costanti, cioè depurato dalle dinamiche inflazionistiche, dà inoltre segnali ancor meno ottimistici: si stima, infatti, una contrazione congiunturale del 4.7% nel Q2-2022.

Pianificare per decidere

In un contesto che risulta quindi particolarmente delicato, elaborare un’accurata analisi che preceda l’ingresso sui mercati esteri, ed individui le destinazioni e le modalità maggiormente promettenti, risulta tanto più necessario. L’obiettivo da perseguire è quello di minimizzare i rischi e cogliere, anche in un momento storico delicato, le più promettenti opportunità.